Una volta, viveva, poco fuori da un villaggio, un vecchio uomo che godeva della fama di saggio.
Un giovane contadino del paese, dubbioso su una decisione amorosa tra due spasimanti pensò di rivolgersi al vecchio per avere consiglio.
Si recò alla sua dimora a chiedere udienza, ma il vecchio, avendo alcune faccende impellenti da sbrigare, lo congedò dicendo che lo avrebbe ricevuto, con più calma, la sera seguente.
Il giovane allora si recò all'osteria e, per farsi vanto della considerazione ricevuta da una così importante persona, raccontò a buona parte degli altri avventori ed all'oste dell'appuntamento.
La voce si diffuse in fretta, molti per vanto (o per invidia) dissero di essere stati, anch'essi, invitati a partecipare e, come si sa, le voci passate di bocca in bocca divengono sempre più sensazionali ad ogni passaggio.
Fu così che, il giorno seguente, si era diffusa la voce, in tutto il paese e in quelli circostanti, che il saggio, quella sera, avrebbe rivelato grandi segreti sulle scelte d'amore.
Il giovane stesso si convinse di aver capito male e che, in effetti, il vecchio intendeva dirgli che nel discorso tenuto il giorno seguente avrebbe trovato la soluzione anche ai suoi problemi di cuore.
La sera, davanti alla casa del saggio si radunò una folla. Il giovane vergognandosi della sua, presunta, presunzione rimase più distante nascosto tra gli altri "ricercatori di saggezza".
Quando la porta del vecchio si aprì e lui ne uscì, il mormorio della folla si placò e tutti tesero le orecchie per sentire le sue parole.
Il saggio scrutò per qualche minuto in silenzio la folla, poi alzò, per qualche istante lo sguardo al cielo e si diresse verso la legnaia.
Poco dopo fu di ritorno con un uovo nella mano sinistra e due ciocchi di legno sotto il braccio destro.
Scrutò ancora qualche secondo la folla, poi, con un brusco movimento ruppe l'uovo contro uno dei ciocchi e torno in casa chiudendosi la porta alle spalle.
Subito la gente cominciò a parlare col vicino cercando di interpretare il messaggio del vecchio.
C'era chi diceva che il cielo rappresentava il destino, i ciocchi di legno rappresentavano gli innamorati e l'uovo il fragile concetto dell'amore.
Altri sostenevano che la donna era delicata come l'uovo se messa tra due contendenti rappresentati dai ciocchi e solo il cielo poteva salvarla.
C'era, ancora, chi affermava che i legni erano le scelte su cui l'uovo, che rappresentava la decisione dell'uomo, poteva infrangersi e sotto lo sguardo del cielo.
Altri paragonavano l'uovo alla fertilità e quindi sostenevano che il ciocco sporco d'uovo era la donna che serviva solo per procreare.
La discussione, nei giorni seguenti, fu fervente, favorita anche dal vino che la gente beveva, costretta dalla pioggia, nelle osterie.
Alcuni, specialmente chi era troppo lontano e non aveva potuto vedere bene o non era stata affatto presente e parlava per "sentito dire", arrivarono a sostenere, addirittura, che l'uovo si fosse materializzato dal nulla come per magia oppure che, nell'istante in cui il saggio aveva alzato lo sguardo, stesse passando una cometa o un carro volante con una donna alla guida.
Col passare dei giorni qualcuno si fece rappresentante di un'interpretazione piuttosto che di un'altra radunando, attorno a se, gruppi di seguaci.
Si formarono perfino dei gruppi che sostenevano che il fatto non fosse mai accaduto e che era tutta una cospirazione montata a regola d'arte per negare il diritto di amare da parte del sistema.
Le teorie con più seguaci si scissero in correnti diverse originando più gruppi.
I gruppi più piccoli cominciarono a stringere alleanze strategiche con altri, anche se avevano idee incompatibili, al solo scopo di sopravvivere a quelli piu grossi.
Presto in ogni paese presero piede diverse correnti d'idee e chi non era in accordo con l'interpretazione in vigore nel luogo fu invitato a trasferirsi in quello più consono alle sue teorie.
Nessuno riteneva opportuno scomodare nuovamente il vecchio per chiedere ulteriori spiegazioni riguardo un argomento che avevano tutti la presunzione di aver capito perfettamente.
Si era quasi giunti ad una guerra, quando un tale, un po' più saggio degli altri, stanco di non capire chi avesse ragione e chi torto, decise di recarsi dal vecchio per chiedere quale fosse la verità.
Si recò alla sua abitazione di nascosto dai vari "rappresentati d'interpretazioni" che gli vietavano di recare disturbo al vecchio, più che altro con l'intento di evitare che altre persone potessero formulare teorie più valide delle loro rubandogli così i seguaci.
Accomodatosi nella dimora, chiese la spiegazione delle azioni che il saggio (ignaro delle conseguenze) aveva compiuto.
L'anziano, allora, spiegò di essere uscito incuriosito dal rumore della folla, poi, avendo sentito il silenzio, di essersi adeguato alla situazione tacendo anche lui.
Continuò raccontando che, una volta fuori, ricordandosi dell'appuntamento preso il giorno prima, aveva cercato di scorgere tra la folla il suo ospite e che poi aveva osservato il cielo notando che le nuvole coprivano le stelle.
Capendo, da questo, che la notte avrebbe probabilmente piovuto, disse di aver deciso di portare della legna in casa per il camino e, passando davanti all'aia, di prendere l'unico uovo già deposto per averlo a colazione l'indomani senza dover infangarsi i piedi uscendo.
Spiegò, in fine, di essersi fermato davanti alla porta per vedere se, nel frattempo, l'ospite fosse giunto, ma, in quell'istante, il braccio destro ormai stanco stava per fare cadere il ciocco così, istintivamente, lo aveva fermato col sinistro, rompendo l'uovo.
L'uomo rimase deluso della banalità della spiegazione e quando tentò di raccontarlo agli altri non fu creduto o fu biasimato per aver trasgredito alla regola di non importunare il saggio e convinto a, quindi, a tacere la cosa.
Fu per questo che la guerra scoppiò veramente, durante una battaglia venne bruciata (non si sa se accidentalmente o meno) la capanna con dentro il saggio e di tale atto fu accusato l'uomo che sosteneva di averci parlato che fu ucciso nel tentativo di catturarlo.
Nessuno seppe mai la verità e tuttora non sappiamo perché ci stiamo scannando a vicenda.