
Siamo sempre più poveri, ma non è (solo) un discorso economico, Stiamo perdendo l'immensa ricchezza rappresentata dall'arte.
La parola "lavoro" ha sostituito nel linguaggio quotidiano la parola "mestiere" e non è solo un caso gergale.
L'etimologia del termine lavoro riporta al latino labor che significa fatica.
In fisica definisce uno spostamento se tale spostamento non è chiuso (cioè ritorna al punto di partenza).
Ad esempio se si spinge contro un muro, naturalmente il muro non si sposta e, quindi, non si ha lavoro.
In altri termini determina il risultato utile di una forza applicata.
Mestiere deriva, anche esso, dal latino (ministerium).
In italiano indica servigio o officio ovvero l'esercizio di un ARTE meccanica, manuale o (anticamente) nobile qualora esercitata al solo fine di lucro.
Viene facile dedurre che la domanda "Che lavoro fai?" sottintenda il voler conoscere il genere di risultati prodotti dal dispendio di energie e tempo dell'interlocutore (spesso anche la posizione sociale che ne deriva).
La domanda "Che mestiere pratichi?", diversamente, dovrebbe riportare all'abilità (arte) di produrre eccellenti risultati del soggetto.
L'utilizzo sempre più frequente della parola "lavoro" a discapito di "mestiere" è sintomatico, quindi, di una società orientata sempre più al risultato funzionale a discapito dell'aspetto "artistico".

Il piccolo artigiano non fugge da queste logiche dovendo, per ragioni di costi, lesinare su tempi e materiali.
Anche l'artista, ormai, viene "declassato" a lavoratore.
Vi sono prassi da seguire sui modi e i tempi di produzione allo scopo di creare un prodotto "artistico" che segua certi canoni di vendibilità.
Allora ecco che nascono canzoni scritte quasi meccanincamente seguendo regole musicali (commerciali) di "orecchiabilità di massa"; cibi che hanno tutti lo stesso sapore (quello più vendibile); edifici costruiti nel modo più economico, cioè piegati ad esigenze di risparmio sui costi dei materiali e di sfruttamento degli spazi disponibili, sacrificando il confort e l'aspetto finale.
Molto viene ideato e creato (o meglio studiato e costruito) in base a ricerche di mercato e metodi produttivi che tendono ad ottenere il massimo profitto senza curarsi dell'effettiva validità del prodotto.
Pochi si occupano della felicità del fruitore cercando di offrirgli, unicamente, quel minimo necessario di soddisfazione (spesso illusoria) necessaria a non compromettere un eventuale rapporto futuro ma, allo stesso tempo, insufficiente a soddisfare il suo bisogno altre "soddisfazioni" del genere.