
Si dice che sia beato il paese che non ha bisogno di eroi.
Sta di fatto che l'Italia d'eroi ne ha avuto bisogno e che le guerre hanno esatto sacrifici, fino a quello estremo della vita, da uomini che non le hanno combattute per interessi personali.
C'è, tuttora, chi combatte la sofferenza, con opere bene, anche quando non ne è colpito personalmente e non sarebbe tenuto a farlo.
Molti Alpini sono (o purtroppo sono stati) tra queste persone.
Ieri, da alpino, all'adunata nazionale di Bassano Del Grappa non sono riuscito a trattenere le lacrime per una delle emozioni tra le più profonde che ho mai provato.
Sfilando in mezzo alle persone, vedevo gente che era lì da ore e non si stancava di applaudire al nostro passaggio, di ricordarci che ci voleva bene. Più camminavo, meno sentivo la stanchezza e il caldo arrivando a sperare che l'arrivo fosse sempre più distante.
Inizialmente pensavo di non meritare di trovarmi lì (io il servizio militare neanche volevo farlo e non sono ancora iscritto all'A.N.A), poi ho realizzato che il vero onore, indossando il cappello con la penna, era quello di rappresentare un concetto, come l'essere Alpino (Alpinità), reso grande da moltissime persone.
Ho dedicato ogni passo che facevo, ogni applauso che ricevevo e ricambiavo, ogni ringraziamento, ogni emozione, a queste grandi persone (alcune conosciute, altre solo immaginate).
Questo è un piccolo blog letto da pochi e certi eventi avrebbero meritato spazi più in vista sui giornali (oggi non ho trovato traccia dell'evento sui siti dei maggiori quotidiani).
In questo spazio però posso (e voglio) ringraziare tutte le persone presenti, Alpini di fatto o Alpini nel cuore.
Grazie a chi ha applaudito, a chi ha sorriso, ai bambini che osservavo divertiti, grazie alla signora che mi ha accolto nel suo giardino e mi ha ricucito il cappello pungendosi il dito, ma dandomi, così, la possibilità di sfilare a testa alta come la situazione richiedeva.
Soprattutto, "Grazie Alpini".