
Mentre buona parte dei soggetti in questione finisce con l'occupare il proprio tempo praticando autoerotismo ad oltranza (pensando alla più carina della classe verso la quale hanno una inenarrabile cotta), vi sono alcuni rari soggetti che vengono salvati da questa peccaminosa sorte grazie a qualche talento preservando, in questo modo, la propria vista.
Uno di questi talenti (forse il più temibile) è la predisposizione alla musica.
Ecco, allora, che il malcapitato si trova ad affrontare le seguenti fasi.
Fase del primo acquisto: In cui deve convincere i genitori a comprargli una chitarra, facendo promesse immantenibili (tipo studiare 7 ore al giorno per il resto della vita).
Fase del dolore: I polpastrelli del futuro Santana si riempiono di piaghe che nemmeno Maria Teresa avrebbe il coraggio di guardare.
Fase dell’odio: Il ragazzino molesto finisce per essere detestato dai vicini e, nei casi più sfigati, persino dai genitori per gli orrendi suoni che produce con quell’infernale strumento (a volte ricorrono anche ad un esorcista).
Fase del delirio romantico: In cui vede se stesso, dinnanzi ad un tramonto apocalittico, mentre suona la canzone più dolce del mondo alla più carina della classe seduta al suo fianco.
Fase del delirio d’onnipotenza: In cui il povero illuso immagina se stesso nell’atto di suonare su un palco davanti a tutte le più carine di tutte le classi che non hanno occhi che per lui.
Fase della disillusione: In cui il “talentuoso” comincia ad esibire la sua “arte” presso persone che, non essendo vecchi parenti, non hanno nessun dovere di fingere di apprezzarla col conseguente risultato di rendersi conto che la strada è ancora lunga.
Fase del secondo acquisto: In cui deve convincere i genitori a comprargli una chitarra degna di essere considerata tale (tali soggetti vengono riconosciuti facilmente da liutai e rivenditori in quanto proveranno tutte le chitarre suonando, male, “Stairway to Heaven” e “Wish You Were Here” e poi decideranno solo in base al fattore estetico).
Fase dell’incetta: (ora trascurabile grazie ad internet) in cui il novello Clapton fa razie di canzonieri, spartiti e fotocopie di testi e accordi dilapidando un capitale.
Fase di consolidamento: in cui tutto passa in secondo piano (anche la scuola) rispetto allo studio di testi e spariti.
Passate non senza traumi psicofisici permanenti, le fasi in questione, col giungere dell’estate, il soggetto è finalmente pronto a diventare uno degli esseri più sfigati esistenti sulla faccia della terra: “Il chitarrista da falò”.
Questo miserabile, ormai totalmente isolato dal resto del mondo, si prostituisce come chitarrista pur di poter partecipare anch’egli ai falò estivi in spiaggia e sentirsi parte (importante) del gruppo.
Egli deve suonare “Quella sua maglietta fina” (piccolo grande amore), “Le bionde trecce” (la canzone del sole) e “Caro amico ti scrivo” (l'anno che verrà, a ferragosto?!?!?) che gli vengono richieste alla nausea rinunciando ai pezzi dei Beatles che ama perchè “Qua sto tedesco non se lo ha imparato nessuno alle scuole!” (l'italiano invece si, vero?).
Nel momento in cui finalmente la ragazza che gli piaceva tanto gli chiede di suonare (per la quarta volta) “Margherita”, il tapino inizia a farlo solo per lei col cuore pieno di gioia ma, mentre osserva l’angelo dei suoi sogni con occhi pieni d’amore, nota che “quello che non sapeva il tedesco” sta allungano le mani con dita tentacolari sulle di lei natiche.
Pochi secondi dopo polipo e fanciulla spariscono sotto una barca capovolta e il chitarrista si consola con un pezzo di Bennato pensando, in questo modo, di vendicarsi non suonando nulla di romantico (come se, ormai, la cosa importasse ai due).
Come se ancora la pazienza dello sfigato non fosse già stata messa a dura prova, il trio delle tre racchie (sempre presente in queste occasioni) richiede all’unisono “Albachiara” per l’ottava volta.
L’istinto del “menestrello” è quello di improvvisare uno stornello di bestemmie prima di spaccare in testa alla più cozza la chitarra per buttarne i resti (sia dello strumento che della malcapitata) nel falò e andare dal polipo a garrotarlo col mi cantino.
Poi, realizzando che questa è la sua condanna per qualche orribile delitto commesso in qualche vita passata, con la sinistra prepara un accordo di DO maggiore, da una pennata con la destra e comincia: “Respiri piano per non far rumore…”